21 gennaio 2008

I database applicati ai documenti medievali

Qualche settimana fa il titolo di un libro ha attirato la mia curiosità: Storia e informatica: i database applicati ai documenti medievali, di Massimo Sbarbaro (edizioni CERM, 2007).

Dopo essermi procurato il libro mi sono immerso nella lettura. A parte l'interesse per i database, come molti sono affascinato dal periodo medievale, pur avendone soltanto la conoscenza tipica dell'uomo della strada. Un'epoca spesso descritta come buia, violenta, profondamente ignorante e superstiziosa. Salvo poi scoprire che molte delle situazioni del nostro vivere quotidiano hanno profonde radici proprio in quell'epoca.

Ne è un esempio il ruolo dei notai: dal libro si apprende, tra le altre cose, che nell'XI secolo si era prodotta un'importante evoluzione nella scrittura notarile rispetto a una tradizione che si tramandava fin dal V secolo (non lo avrei mai immaginato); fu però nel secolo successivo che la professione notarile acquisì la sua importanza nella vita pubblica comunale, con l'adozione dell'
instrumentum (atto notarile in tre passaggi) e il ricorso ai manuali di ars dictaminis. Ma nel XIII secolo si verifica il vero punto di svolta, quando la Summa totius artis notarie di Rolandino de' Passeggeri diventa il manuale di riferimento, grazie alle centinaia di esempi di contratti pubblici e privati in esso contenuti. Il lavoro dei notai risultava facilitato, e con la diffusione della Summa si ebbe un aumento esponenziale delle scritture pubbliche e private, tuttora custodite negli archivi storici (se non ricordo male in qualche punto si parla di milioni di documenti!). Con la sua opera Rolandino riuniva teoria e pratica della professione notarile; ma la sua strutturazione delle tipologie documentarie si sarebbe rivelata altrettanto preziosa per adottare la teoria dei database nello studio degli archivi storici.

Lo scopo dichiarato del libro è infatti di dimostrare ai ricercatori che i database non sono utili solo per indagini
quantitative, come si è sempre creduto, ma che possono portare a risultati di grande interesse anche nelle indagini qualitative. Nel caso dell'attività notarile, per esempio la ricostruzione del paesaggio agrario medievale; l'evoluzione delle culture giuridiche nelle aree oggetto di studio; la complessa struttura della monetazione dell'epoca.

La prima metà del testo è dedicata alla figura del notaio medievale, ai documenti che produceva, e alle persone che a vario titolo vi partecipavano. La seconda metà introduce la teoria delle basi dati, il modello entità-relazione, e la sua applicazione pratica alla mole documentale disponibile, che ha consentito di incrociare e confrontare tra loro i dati in essa contenuti. Ampio spazio è dato in questa parte alla progettazione concettuale e logica del database, e sono raffigurati anche i principali schemi logici scaturiti dall'analisi delle questioni da affrontare. Tra queste, le maggiori difficoltà incontrate hanno riguardato la monetazione, i toponimi, ma soprattutto le confinazioni dei lotti di terreno, quest'ultime in parte ancora irrisolte.

Per concretizzare rapidamente il progetto, l'autore ha fatto ricorso a
Microsoft Access, pur conscio dei suoi limiti tecnici. La scelta potrebbe fare storcere il naso, ma è invece a mio parere totalmente giustificata dalla necessità di avere uno strumento che offrisse contemporaneamente facilità d'uso e le funzionalità di archivio, di interfaccia e di programmabilità con pochi sforzi, per dedicare tempo e risorse all'acquisizione dei dati. Il libro non vuole mostrare lo stato dell'arte nell'integrazione tra storia e informatica, ma presentare un approccio metodologico che porti risultati apprezzabili. Nel testo si accenna in proposito al problema della gestione delle immagini digitalizzate dei documenti, che sarebbe stato efficacemente risolto usando un DBMS più "serio"; ma nulla vieta, una volta tracciata la strada, di adottare in futuro soluzioni più robuste e performanti. Comunque il libro si limita solo a un paio di schermate delle interfacce realizzate e a qualche rapido accenno sulla progettazione fisica, in quanto aspetto secondario e conseguente a quella logica, ben più complessa.

A questo riguardo l'autore fa notare che molti tentativi simili sono falliti, o non hanno fornito risultati soddisfacenti, proprio perché portati avanti in modo improvvisato, costruendo la struttura degli archivi informatici come un semplice contenitore, senza alcuna scientificità. In questo lui dimostra invece di avere operato in modo incredibilmente efficace, e come ingegnere informatico non posso non congratularmi con lui per il lavoro svolto.


Ho letto che Sbarbaro è docente di
Informatica per la storia medievale all'Università di Trieste, indice di un certo livello di competenza in entrambe le materie. Da quanto riportato nel risvolto del libro, la sua formazione è umanistica, e le sue pubblicazioni tutte di carattere storico; eppure mi ha stupito il rigore con cui ha affrontato lo studio dei database. Certo si è basato sull'ottimo libro di Atzeni, Basi di dati, che cita spesso e che è diffuso come testo principale nei corsi di basi dati all'università (uno dei pochi autori italiani presenti nelle bibliografie straniere). E comunque dimostra di padroneggiare con sicurezza i principi matematici su cui è basata l'algebra relazionale, e questioni non semplici (spesso ignorate) come le fasi di progettazione concettuale e logica, o la normalizzazione dei dati.

Mi chiedo se le pagine dedicate alla teoria dei database siano effettivamente utili per gli storici che vogliano intraprendere la strada indicata. Quelle presenti sono appena sufficienti per una introduzione, e forse uno studioso che non abbia dimestichezza con questi strumenti si ritroverà con qualche dubbio in più, per quanto l'autore sia effettivamente molto chiaro (e preciso, nonostante qualche svista di poco conto) nella trattazione. Tuttavia i paragrafi sulla teoria delle basi dati hanno il pregio di chiarire che, dietro le interfacce, esiste una scienza rigorosa con cui bisogna confrontarsi per ottenere i risultati attesi. Gli studiosi interessati potranno sempre rivolgersi ai testi specializzati, primo tra tutti quello di Atzeni.

Chiude il libro una breve ma interessante appendice su Pietro Ispano (poi papa Giovanni XXI) e sui suoi fondamentali studi di logica. Il suo
"se... allora.." consentì all'epoca di superare lo stallo portato dai terministi al sillogismo aristotelico (questioni filosofiche in cui non mi addentro...); e a distanza di 700 anni è diventato l'asse portante delle strutture logiche dei linguaggi di programmazione. Curioso, no?

Leggendo il libro, ho notato che il metodo suggerito è adattabile anche ad altri tipi di documenti. Si pensi per esempio alla sterminata produzione epistolare del due volte premio Pulitzer Norman Mailer, recentemente scomparso. Mailer (
nomen omen) era un grafomane assoluto: circa 40.000 lettere scambiate con quasi tutti i personaggi celebri della seconda metà del XX secolo, raccolte in un archivio privato ceduto (per due milioni di dollari!) all'Università del Texas. Il percorso descritto nel testo di Sbarbaro può offrire ottimi spunti per l'opera di catalogazione, che consentirebbe ricerche dai risultati molto interessanti.

Sbarbaro Massimo,
Storia e informatica: i database applicati ai documenti medievali, CERM, Trieste 2007, pag. 214, € 26.
ISBN: 978-88-95368-02-3

(Il libro può essere ordinato direttamente dal sito del Centro Europeo Ricerche Medievali)

Nessun commento: